16 Febbraio 2015

Crisi: miele italiano dimezzato, allarme furti e boom importazioni

La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è quasi dimezzata (-50%) e si moltiplicano i furti nelle campagne, dove ad essere sottratti sono addirittura gli alveari.
A tagliare il raccolto del miele è stato innanzitutto il clima anomalo dello scorso anno, ma anche l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api (Aethina Tumida), che mangia il miele, il polline e soprattutto la covata, annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l'alveare.
L'apicoltura italiana rappresenta un’importante settore, che conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio d’impollinazione reso all'agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro. Il furto degli alveari, oltre a provocare un grave danno economico, rischia di alimentare attività illegali, che mettono in pericolo l’agricoltura e la salute pubblica. Un problema che, a seguito di un’annata di raccolti scarsi, purtroppo ha riguardato anche altri prodotti nazionali come l’olio d’oliva, con campi sotto controllo e carichi che viaggiano scortati.

Anche per combattere questi fenomeni, il 19 gennaio è diventata operativa l'anagrafe delle api, con la possibilità per gli apicoltori di registrarsi sul portale del Sistema Informativo Veterinario, accessibile dal portale del Ministero della Salute, al quale potranno accedere operatori delle Asl, aziende e allevatori per registrare le attività, comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari, il numero di arnie o le movimentazioni per compravendite. Una necessità per garantire trasparenza in una situazione in cui, al crollo dei raccolti nazionali, ha fatto seguito l’aumento del 17% delle importazioni dall’estero di miele naturale, sulla base dei dati Istat relativi ai primi 9 mesi del 2014. Il risultato è che in Italia 2 barattoli di miele su 3 venduti nei negozi e supermercati contengono in realtà miele straniero.

A preoccupare è peraltro il fatto che più di 1/3 del miele importato proviene dall’Ungheria, mentre il 15% da Cina, Romania, Argentina e Spagna, dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline, senza alcuna indicazione in etichetta. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è tuttavia riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Per acquistare miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso di miele proveniente da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta deve riportare l'indicazione miscela di mieli originari della CE. Nel caso di Paesi extracomunitari deve esserci la scritta miscela di mieli non originari della CE, mentre se si tratta di un mix va scritto miscela di mieli originari e non originari della CE.