13 Giugno 2015

Consumi: con taglio 25% sprechi, cibo per 5 milioni di poveri

Riducendo di appena il 25% gli sprechi di cibo degli italiani sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola di circa 5 milioni di persone, che in Italia sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case. È quanto emerge da un'analisi in riferimento al dibattito in corso sull’esigenza di ridurre gli sprechi, dopo la sollecitazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Expo 2015.
6 italiani su 10 (60%) hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici nel 2014, secondo una tendenza favorita dalla crisi, ma molto resta da fare. Ogni italiano ha infatti buttato nel bidone della spazzatura ben 76 kg di prodotti alimentari durante l’anno, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Tra chi ha tagliato gli sprechi:

  • il 75% fa la spesa in modo più oculato
  • il 56% utilizza gli avanzi nel pasto successivo
  • il 37% riduce le quantità acquistate
  • il 34% guarda con più attenzione la data di scadenza
  • l’11% dona in beneficenza.

La tendenza a ridurre gli sprechi cresce anche fuori dalle mura domestiche, con 1 italiano su 3 (33%) che quando esce dal ristorante non ha problemi a portarsi a casa gli avanzi con la cosiddetta doggy bag. Secondo l’indagine online condotta sul sito Coldiretti, tra questi il 10% lo fa regolarmente, mentre il 23% solo qualche volta. Si evidenzia inoltre che una fetta rilevante della popolazione (24%) quando va a mangiare fuori lascia sulla tavola gli avanzi, semplicemente perché si vergogna di chiederli. La ristorazione comunque si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o le bottiglie di vino non finite, mettendo a disposizione confezioni o vaschette ad hoc.

Si moltiplicano peraltro le iniziative per la raccolta dei cibi avanzati in ristoranti, mense e pizzerie, ma anche di prodotti vicini alla scadenza, offerti da negozi e supermercati da destinare ai più bisognosi.
Un impegno che in Italia riguarda sta coinvolgendo un numero crescente di imprese di produzione e di distribuzione commerciale, che hanno spesso stretto accordi per la valorizzazione del prodotto invenduto, per ridurre uno spreco stimato in 2,5 milioni di tonnellate solo tra trasformazione e distribuzione.