13 Gennaio 2018

Clima pazzo taglia la produzione alimentare (-1,7%)

Clima pazzo fa dire addio a una bottiglia di vino su quattro e fa calare dell’11% la produzione di olio di oliva rispetto alla media dell’ultimo decennio: gli effetti della siccità e del maltempo hanno sconvolto i cicli naturali, causando pesanti disagi all’intera filiera sul piano economico e occupazionale. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sull’andamento della produzione industriale dell’Istat che a novembre cala dell’1,7% nell’alimentare, rispetto allo scorso anno a causa del clima pazzo.
L’anno più siccitoso dal 1800 ha provocato danni stimati dalla Coldiretti in 2 miliardi sui raccolti agricoli con conseguenze sulla produzione e sulla spesa degli italiani. La vendemmia 2017 si è classifica tra le più scarse del dopoguerra con un taglio della produzione del 26% rispetto allo scorso anno, che anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale tra i produttori con circa 40 milioni di ettolitri di produzione made in Italy destinata per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola. Sui livelli minimi è stata quest’anno la produzione di olio di oliva stimata attorno ai 320 milioni di chili in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio. Con la carenza di olio nostrano aumentano i rischi di frode e inganni in una situazione in cui l’Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo di 326 milioni di chili nei primi sette mesi del 2017 in aumento del 9% rispetto allo scorso anno. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.