29 Ottobre 2015

Carne clonata, 91% italiani dice no dopo via libera UE al novel food

Il 91% degli Italiani non mangerebbe carne o latte proveniente da animali clonati. È quanto emerge da un’indagine Coldiretti/IPR marketing in relazione all’adozione, da parte del Parlamento Europeo, della risoluzione sui novel food, nel cui ambito di applicazione rientrerebbero anche gli alimenti derivanti da animali clonati. L’Italia può contare sulla leadership europea nella produzione di salumi di qualità, con 40 prodotti a denominazione di origine realizzati secondo precisi disciplinari di produzione, dall’allevamento all’alimentazione degli animali, fino alla trasformazione.

Nell’occasione della giornata della carne italiana a Expo 2015, la Coldiretti ha allestito la più grande esposizione dei salumi tipici regionali a denominazione di origine, dopo la diffusione delle studio dell’OMS sul consumo della carne rossa. Dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, le caratteristiche di naturalità e di qualità hanno contributo al prestigio della norcineria Made in Italy in tutto il mondo. Il fatturato della filiera delle carni suine italiane è pari a 20 miliardi e dà lavoro a 105mila persone, dei quali circa la metà negli allevamenti. Un patrimonio messo a rischio dagli allarmismi che colpiscono anche la filiera delle carni bovine, dove lavorano 80mila persone che generano un fatturato di 12 miliardi di euro.

La carne Made in Italy è più sana, perché magra, non trattata con ormoni e ottenuta nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione Doc, che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. A dover rassicurare i consumatori italiani è tra l’altro una frase riportata sullo stesso studio dell’OMS, dove si afferma chiaramente che “è necessario capire quali sono i reali margini di rischio, ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero.” Basti pensare agli USA, dove il consumo di prodotti a base di carne è del 60% superiore all’Italia, dove è inoltre consentito l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali.

Il consumo di carne degli italiani, con 78 kg a testa, è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti e Australia, rispettivamente con 125 kg e 120 kg a persona, ma anche dei cugini francesi con 87 kg a testa. Non si tiene peraltro conto che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon, consumati quotidianamente nei paesi anglosassoni, non fanno parte della tradizione italiana. Se dal punto di vista qualitativo la carne Made in Italy è meno grassa, la trasformazione in salumi avviene naturalmente solo con il sale. Proprio quest’anno peraltro la carne è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta, con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali che non era mai avvenuta in questo secolo. La spesa degli italiani per gli acquisti è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con un’incidenza del 22% sul totale, perde per la prima volta il primato, secondo l’analisi della Coldiretti.

“Occorre evitare gli effetti negativi di un allarmismo ingiustificato in un Paese come l’Italia, dove un’alimentazione bilanciata basata sui principi della dieta mediterranea ha garantito una longevità da primato, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.