29 Luglio 2015

Caldo: con mari bollenti strage di vongole e cozze (-40%)

Il caldo africano non risparmia la pesca, con una vera e propria strage di vongole, cozze, orate, anguille, cefali e saraghi causata dalle alte temperature dell’acqua, che sta mettendo in ginocchio interi settori produttivi chiave lungo tutta la Penisola. A lanciare l’allarme è Coldiretti: l’afa eccezionale ha determinato un innalzamento delle temperature dei mari, fino a valori che nelle acque vicino alla costa hanno raggiunto i 35 gradi, portando alla fermentazione delle alghe. Questo fenomeno priva l’acqua di ossigeno, portando alla moria di pesci e molluschi, con perdite fino al 40% del prodotto presente negli impianti. Un problema che si avverte in particolare nelle aree lagunari, dall’Emilia Romagna al Veneto, dal Friuli-Venezia Giulia fino alla Toscana, dove si sviluppano le attività di pesca e acquacoltura, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese con migliaia di addetti, tanto che è stato chiesto lo stato di calamità.

La situazione è grave anche nelle campagne, dove il caldo ha causato danni per oltre 200 milioni di euro e fa sentire i suoi effetti sugli animali. Le mucche, a causa dello stress, producono in media a livello nazionale il 10-15% in meno di latte. Un calo che significa una perdita di 100 milioni di litri di latte in un mese. Sono così scattate le misure anti-afa e gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo, perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi più freschi. Una situazione che determina un aumento dei costi alla stalla, per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo.

Anche nei pollai si è già registrato un calo che è arrivato al 10% nella deposizione delle uova per gli effetti del caldo sulle galline, mentre i maiali sono arrivati a mangiare il 40% in meno della loro razione giornaliera. Pure le api soffrono tanto che per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra, senza riuscire più a prendere il polline, a conferma di come l’aumento delle temperature provochi pesanti effetti sulle piante e sugli animali come sulle persone. Le api sono un indicatore dello stato di salute della natura e la loro scarsa attività è una prova della grave criticità provocata dalle temperature anomale. Il problema non riguarda solo la produzione del miele, ma viene a mancare l’indispensabile azione di impollinazione dei fiori, necessaria tra l'altro per le coltivazioni agricole.