25 Agosto 2017

Caldo africano: è allarme per gli animali nelle stalle, pascoli e case

Caldo africano che non concede tregua e provoca stress anche per gli animali nelle case, nei pascoli, negli alveari, nei pollai e nelle stalle dove le mucche con le alte temperature stanno producendo fino al 20% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali. È l’allarme lanciato sulla base dei dati del Sistema di allerta caldo del CREA, che parlano di situazioni con massimo grado di emergenza mortalità per gli animali in molte regioni dal Veneto alla Lombardia, dall’Emilia alla Toscana, dalla Calabria alla Sicilia fino in Sardegna. Da seguire sono anche gli animali domestici con cani e gatti possono che possono soffrire l’eccesso di calore soprattutto perché sudano poco. Tutto questo può essere molto pericoloso e portare l’animale, in condizioni estreme, anche alla morte. E’ molto importante fare in modo che stiano sempre al riparo dal sole e in luoghi ben areati. Se necessario, installare sistemi di ventilazione supplementari, ma soprattutto garantire sempre dell’acqua e non lasciarli mai soli nelle macchine al chiuso.

Dopo mesi molto siccitosi manca anche il fieno necessario all’alimentazione degli animali con prati e pascoli che sono a secco e non riescono a garantire l’alimentazione di mucche e pecore stressate da questo caldo africano. In molte aree è stato necessario acquistare mangime e foraggi all’esterno per integrare la produzione aziendale, si teme per il raccolto di mais e, in alcuni casi, è stato necessario mobilitare le autobotti per garantire l’acqua da bere per gli allevamenti. Difficoltà si registrano a macchia di leopardo lungo tutta la penisola, dagli alpeggi in Piemonte fino alla pianura padana dove il latte serve per il parmigiano reggiano e il grana padano alle aree colpite dal terremoto dove molti animali sono ancora “sfollati” e la produzione di fieno è praticamente dimezzata. A soffrire per il caldo africano sono anche i maiali, che mangiano meno nonostante ventilatori, doccette e sistemi di raffreddamento misti con acqua e aria che lavorano a pieno regime, mentre le api, considerate un indicatore dello stato di salute della natura, per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire più a prendere il polline. A rischio è così anche la produzione di miele; difficoltà anche nei pollai dove si è sta registrando un calo fra il 5% e il 10% nella deposizione delle uova.

Per le mucche il clima ideale è fra i 22° e i 24°. Oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso nelle stalle sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi più freschi. In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge dunque anche un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo. Con il prolungarsi dell’assenza di pioggia l’allarme siccità si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale, interessando praticamente tutte le regioni, anche se con diversa intensità, con perdite ormai ben superiori ai 2 miliardi.