21 Luglio 2015

Caldo: 200 milioni di danni nei campi, è stato di calamità

Ammonta ad almeno 200 milioni di euro il conto dei danni causati in un mese dal caldo africano nelle campagne italiane: ortaggi, frutta e mais bruciati, cali di produzione di latte e uova e maggiori costi energetici e di irrigazione, tanto che in alcune zone come la Lombardia è stato chiesto lo stato di calamità. A fare il primo bilancio degli effetti dell’eccezionale ondata di afa è la Coldiretti, con le temperature record di luglio (minime superiori di 3,7 gradi alla media del periodo) che stanno letteralmente bruciando la frutta e gli ortaggi, compresi i trapianti di maggio e giugno di pomodoro, così come sono in difficoltà le coltivazioni di mais, necessarie per l’alimentazione degli animali, che hanno bisogno di un'adeguata irrigazione. Ed è allarme anche per il livello del fiume Po, dal quale dipende gran parte dell’irrigazione dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy. Al calo della produzione dovuto allo stato di sofferenza delle piante, si aggiungono dunque i maggiori costi per farle sopravvivere.

Pesante la situazione nelle stalle che pagano il conto più salato, con i danni che rappresentano oltre la metà del totale, perché le mucche, a causa dello stress, producono in media a livello nazionale il 10-15% in meno di latte. Un calo che significa una perdita di 100 milioni di litri di latte in un mese. Sono così scattate le misure anti-afa e gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo, perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi più freschi. Ma sono già entrati in funzione ventilatori, doccette e condizionatori per rinfrescare le mucche. Una situazione che determina un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia, che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo.

Gli effetti del caldo si fanno sentire anche sulle galline, facendo registrare nei pollai un calo fino al 10% nella deposizione delle uova, mentre i maiali sono arrivati a mangiare il 40% in meno della loro razione giornaliera e le api sono sofferenti, tanto che per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire più a prendere il polline. Le api sono un indicatore dello stato di salute della natura e la loro scarsa attività è una prova della grave criticità provocata dalle temperature anomale. Il problema non riguarda solo la produzione del miele, ma viene a mancare l’indispensabile azione di impollinazione dei fiori, necessaria per le coltivazioni agricole.