31 Agosto 2017

Brexit: in Gran Bretagna si consuma 1 bottiglia di spumante italiano su 3

Il Prosecco ha sorpassato lo scorso anno lo Champagne in termini di valore importato in Gran Bretagna dove oggi è si consuma quasi 1 bottiglia di spumante italiano diretta all’estero su 3 (30%). E’ quanto si afferma in riferimento alla fake news pubblicata dal quotidiano inglese The Guardian sui rischi estetici alla dentatura da un consumo eccessivo delle prestigiose bollicine Made in Italy, insieme ad altri sei bizzarri motivi. Tra questi è indicato anche il fatto che la sbornia di birra ha effetti meno dolorosi di quella di prosecco, a dimostrazione evidente che dietro l’humor tipicamente inglese si nasconde in realtà una volontà neoprotezionista favorita anche dal clima generato dalla Brexit. Le esportazioni di spumante italiano in Gran Bretagna hanno fatto segnare un aumento del 12% nei primi cinque mesi del 2017 dopo che già lo scorso anno era stato raggiunto il massimo storico di 366 milioni di euro, in controtendenza con l’andamento stagnante generale. L’effetto della svalutazione della sterlina, ma forse anche un atteggiamento più nazionalista da parte degli inglesi che porta alla sostituzione dei prodotti di importazione comincia a pesare sulla bilancia commerciale.

I supermercati inglesi sono stati i primi ad introdurre la cosiddetta etichetta a semaforo degli alimenti che colpisce ingiustamente l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop) che la stessa Unione Europea deve invece tutelare e valorizzare, con indicazioni sbagliate e fuorvianti. Si tratta di un'informazione visiva sul contenuto di nutrienti con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa pero’ sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze.  Ad essere segnati dal semaforo rosso ci sono tra gli altri le prime tre specialità italiane Dop più vendute in Italia e all’estero come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma, ma si arriva addirittura a colpire anche l’extravergine di oliva.

Non va meglio per il vino sul mercato inglese dove continuano ad essere di fatto tollerata la vendita di wine kit, i cosiddetti vini in polvere che promettono di produrre in poche settimane le etichette più prestigiose dei vini italiani, anche con nomi storpiati. Una tendenza preoccupante per i rapporti commerciali con un Paese come la Gran Bretagna che apprezza da sempre la cucina italiana ed il quarto partner dell’Italia nell’agroalimentare con le esportazioni Made in Italy che hanno raggiunto 3,2 miliardi di valore tra bevande e alimenti.