15 Gennaio 2015

Agromafie: la contraffazione naviga sul web e minaccia Made in Italy

La nuova frontiera delle agromafie è il web, dove l’opportunità di far arrivare le eccellenze Made in Italy in tutto il mondo è spesso oscurata dagli orrori del traffico illegale di prodotti spacciati fraudolentemente per italiani.
Sono numerosi gli esempi di contraffazione del Made in Italy che si possono trovare in rete, in particolare nei mercati stranieri: dalla Daniele mortadella prodotta negli Usa, dove si vende addirittura il kit per preparare il Parmigiano, al Chianti bianco svedese e il vino in polvere per ottenere in poche settimane il Barolo, confezionato in Canada.
I dati estrapolati dal III Rapporto Agromafie - elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare - evidenziano un incremento dell’e-commerce nel nostro Paese, con un incremento del 17% rispetto al 2013 e un volume economico pari a 13,2 miliardi di euro. Il settore agroalimentare è stato particolarmente interessato da questo fenomeno, collocandosi - forse a sorpresa - al 2° posto tra quelli che pesano maggiormente sulle vendite online, con una quota del 12%.

La crescita dei market-place virtuali ha portato a successo ed effetti positivi per il commercio in rete, che viene però utilizzata anche come porto franco e canale prediletto per la diffusione dell’Italian sounding. Ecco allora che internet si trasforma in una galleria degli orrori, dove è possibile trovare il kit per il vino liofilizzato fai-da-te, correlato di false etichette dei migliori vini Made in Italy, e quello per il falso Parmigiano Reggiano, ma anche per la riproduzione di altri celebri prodotti caseari nostrani, come il Pecorino Romano, la mozzarella, la ricotta e l’asiago.
Le confezioni di questi Cheese kit contengono polveri, recipienti, termometri, colini e altri oggetti, insieme alle istruzioni per la preparazione. Agli acquirenti viene garantito di ottenere in tempi brevi (dai 30 minuti fino ai 2 mesi) i diversi formaggi tipici italiani. Particolarmente diffusi in Nuova Zelanda, Australia e Canada, il corredo di questi kit è composto inoltre da etichette che richiamano il tricolore e utilizzano la denominazione Italian Cheese.

Si tratta solo dei casi più noti e clamorosi di condotta commerciale fraudolenta nell’ambito della vendita online di prodotti alimentari. In altre circostanze, le irregolarità riguardano le scadenze, le informazioni sui prodotti e l’etichettatura. Tra gli alimenti più frequentemente presi di mira da questa tipologia di frode ci sono:

  • prodotti tipici della tradizione locale e regionale (32%)
  • prodotti Dop e Igp (16%)
  • semilavorati quali insaccati, sughi, conserve, ecc. (12%).

Tra le categorie contraffatte il primato negativo spetta ai formaggi Dop, a cui seguono le creme spalmabili e i salumi.
I Nuclei Antifrodi dei Carabinieri hanno individuato 70 diverse tipologie di prodotti alimentari contraffatti in vendita sulla rete, dove non mancano scandalose operazioni di business che fanno leva su episodi, personaggi e forme di criminalità organizzata che danneggiano ancor più subdolamente l’immagine dell’Italia nel mondo: dalla vendita del caffè Mafiozzo, che scimmiotta lo stile italiano e viene prodotto in Bulgaria, al sugo piccante rosso-sangue Wicked Cosa Nostra, prodotto in Usa, e addirittura le spezie Palermo Mafia shooting e il Fernet Mafiosi dalla Germania. Non dimentichiamo infine i consigli culinari di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com), con sottofondo musicale a tema.