20 Agosto 2015

Agromafie: crimine alimentare vale 15,4 miliardi, bene riforma

In crescita l'allarmante fenomeno delle agromafie: il crimine alimentare fattura 15,4 miliardi e investe ambiti complessi e articolati, dalle attività di produzione alla distribuzione dei cibi, con un impatto rilevante su economia, ambiente e salute dei consumatori. È quanto afferma il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ha partecipato alla presentazione a Expo 2015 di Milano delle linee guida della Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare, presieduta da Gian Carlo Caselli, alla presenza del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
“Anche grazie alla disponibilità di nuove tecnologie, la contraffazione e la frode nell’alimentare sono diventate un vero e proprio affare criminale, che va perseguito con un sistema punitivo più adeguato - dichiara Moncalvo nel sottolineare che - il settore agroalimentare richiede un sistema di tutele specifico, non limitato ai casi di contraffazione dei marchi o dei segni esteriori che individuano e distinguono il prodotto sul mercato, ma esteso al valore in sé dell’alimento, con il fine di tutelare non solo la lealtà degli scambi commerciali quanto, piuttosto, la libertà di scelta del consumatore.”

"L’Italia - continua Moncalvo - deve tutelare i primati internazionali conquistati nella qualità alimentare, dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario, con 273 prodotti Dop/Igp, alla leadership europea nel biologico, con 43.852 imprese che lo coltivano. Un altro primato è quello nella sicurezza alimentare mondiale, grazie alla minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma, pari allo 0,2%, quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%). In questo settore l’Italia ha il dovere di svolgere il ruolo di battistrada in Europa, per colpire in modo esemplare gli scandali che si ripetono nel tempo, dai polli alla diossina alla carne di cavallo spacciata come manzo, che possano far crollare la fiducia dei consumatori e bloccare il regolare funzionamento del commercio. La Commissione di studio presieduta dall'ex procuratore Gian Carlo Caselli, nonché presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso da Coldiretti, ha ultimato i lavori nei tempi stabiliti dal Ministero della Giustizia, presentando un'articolata proposta di riforma dei reati nel settore agroalimentare, al fine di prevenire le conseguenze di comportamenti fraudolenti, che compromettono con sempre maggior frequenza il lavoro serio e responsabile degli imprenditori impegnati a garantire alimenti sicuri e di qualità."

Salute ed economia pubblica sono i beni sui quali si è soffermata l’attenzione della Commissione che ha operato una serie di interventi, tanto sulle norme contenute nel Codice Penale quanto sulle disposizioni delle leggi complementari. Ad esempio, è stata elaborata la figura del disastro sanitario, per garantire una risposta punitiva alle ipotesi di reato che vanno dalla contaminazione di acque o sostanze alimentari pericolose fino all’omesso ritiro degli alimenti dal mercato. In particolare, quando da tali condotte possano derivare lesioni gravi o morte ai danni di più persone e il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi che mettono in pericolo la salute pubblica. Gravi sono le conseguenze anche per chi si organizza con mezzi e strutture create ad hoc per commettere il reato di agropirateria, con aspre pene per la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità (Dop o Igp) contraffatti.

Obiettivo importante è stato quello di anticipare la soglia della tutela della salute pubblica e dell’economia, attraverso la predisposizione di specifiche sanzioni da applicare in presenza di un rischio e, quindi, prima ancora di un danno concreto. Per questi motivi va sottolineata la volontà di procedere a un aggiornamento delle norme attuali, risalenti agli inizi del 1900, attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata, che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone. Una maggiore tutela è stata opportunamente prevista anche attraverso la previsione di più incisivi strumenti di indagine, l’estensione della sanzione a tutte le fasi che conducono alla commissione del reato (ma che non risultano attualmente punite) e la possibilità di applicare le misure cautelari personali quando sussiste il rischio di una continuazione delle attività criminali. Ulteriore ambito di intervento riguarda l’estensione della responsabilità amministrativa di enti, società e associazioni per i reati alimentari commessi dalle persone fisiche, attraverso la disciplina di specifici modelli di organizzazione e gestione e la previsione di sanzioni pecuniarie e accessorie, quali l’interdizione dall’esercizio dell’attività, la sospensione o la revoca di licenze o autorizzazioni.